One More Chance – Un sogno diventato un incubo

di Charles Thomson del 30 Novembre 2010

Nell’estate del 2003, Michael Jackson e il suo team, stavano progettando uno straordinario ritorno. Tra l’atmosfera tranquilla della sua Neverland, Jackson ha avuto l’incontro con i commercialisti, consulenti e pubblicisti per organizzare la sua tanta attesa rimonta. Il ritorno doveva essere sorprendente non solo per riabilitare la sua immagine, ma anche per stare al passo con i nuovi settori industriali che stavano nascendo.

Gli ultimi anni non sono stati gentili con Jackson. Il suo album Invincible del 2001, aveva ricevuto molte critiche ed era stato deriso dalla stampa come un fallimento commerciale. Nell’estate del 2002, Jackson definì Tommy Mottola una persona “razzista” e “diabolica”. Lui, sosteneva che l’etichetta aveva sabotato Invincible non promuovendolo e, in una serie di discorsi, ha annunciato la sua intenzione di lasciare la casa discografica Sony. Tuttavia, il suo scontro pubblico con la Sony, aveva portato a un’ulteriore presa in giro da parte dei tabloid.

Pubblicità negativa dal documentario di Martin Bashir.

La fiducia di Jackson era stata scossa da due successivi incidenti. Il cantante si è trovato al centro di uno scandalo a livello mondiale, nel novembre 2002, dopo che le sue immagini mentre appendeva il figlio su un balcone dell’hotel in Germania, fecero il giro di tutto il Mondo. Un altro colpo, arrivò nel febbraio del 2003, quando il documentario di Martin Bashir, Living With Michael Jackson, mostrò Jackson mano nella mano con il giovane malato di cancro, Gavin Arvizo, ammettendo di condividere il suo letto con lui e altri bambini.

La preoccupazione tra i consiglieri di Jackson, è stata che il nome del cantante era diventato poco più che una barzelletta. La sua immagine aveva un disperato bisogno di riparazioni. Lo sforzo è iniziato con il controllare i danni. Jackson rilasciò le sue parti prese dal documentario di Bashir, contraddicendo le opinioni che si esprimevano nel suo documentario. Dopo questo, ne seguì un altro chiamato Michael Jackson’s Private Home Movies, in cui la star ha presentato clip divertenti e interessanti dal suo archivio.

Sì presentò poi ai BET Awards nel giugno del 2003, per presentare il suo idolo e mentore James Brown, con un premio alla carriera. La breve apparizione della stella dello show, mandò il pubblico in lacrime e vide per la prima volta Jackson presentare un premio invece che riceverlo. Le cose stavano cominciando ad andare bene, e i suoi piani per un ritorno sulle scene, stavano per essere messi in atto. Bisognava reinventare Michael Jackson.

“Michael ha recuperato gran parte della sua autostima e fiducia in se stesso, dopo essere stato nelle ombre e nel disprezzo da parte del pubblico”, afferma Stuart Backerman, un pubblicista assunto da Jackson nel 2002. “Nel linguaggio del marketing, Michael stava per rinascere”.

“Il piano per rientrare nelle scene fu chiamato “Universe MJ”. Questo è ciò che è stato alla base di questo complesso. Dopo aver vissuto per anni come un recluso, voleva di nuovo essere visto in modo obiettivo”.

Il primo passo per rendere più accessibile Michael Jackson, sarebbe quello di creare un legame tra la stella ei suoi fans. A Vancouver, una società di web design chiamata Blast Radius, stava segretamente lavorando su un nuovo sito web ufficiale di Michael Jackson (quella vecchia era posseduta e controllata da Sony). Il sito, potrebbe contenere ciò che Stuart Backerman descrive come “il video più incredibile e interattivo”e servirà come mezzo per rimanere in contatto con i suoi fan.

Il passo successivo è stato quello di aprire al pubblico il Neverland Ranch. Dopo il documentario di Bashir, il suo santuario è stato visto come un luogo sinistro. Per permettere alla gente di poter di nuovo vivere quel posto, il Re del Pop aveva previsto l’avvio di brevi soggiorni, in modo da migliorare la sua immagine.

Il merchandising di Jackson aveva “seccato” negli ultimi anni, dice Backerman. Serviva adesso lanciare diversi nuovi prodotti, a cominciare da una linea di abbigliamento di Michael Jackson. C’erano anche trattative con un investitore giapponese, per progettare un parco a tema.

Ma il gioiello della corona dei piani di rimonta di Jackson, è stato un affare che aveva accettato con una società del cinema di Montreal. Il desiderio di Jackson, era quello di allontanarsi dal mondo della musica per approdare al cinema. Nel 1993, aveva un contratto con la Sony per cominciare a fare dei film, ma i piani sono stati demoliti dopo che Jackson fu accusato di aver molestato dei bambini. Negli ultimi anni, Jackson ha fatto piccoli passi verso il mondo del cinema, apparve in una piccola parte in Men in Black II e poi in Miss Castaway. Ora era davvero pronto a ritornare.

“Lui non vuole iniziare di nuovo con la musica”, dice Dieter Wiesner, manager di Jackson dal 1997 al 2003. “Dopo che si allontanò dalla Sony, aveva dei piani completamente diversi”. Il suo obiettivo non era solo la musica. Aveva fatto ormai di tutto per la musica. Aveva creato di tutto. Ha fatto Thriller e cose del genere, e sapeva che poteva essere molto difficile da superare queste cose. Per lui era molto importante avere successo anche come regista o attore, cose così insomma. Era veramente a suo agio”.

“Sapeva che doveva fare qualcosa per i fan, ma era chiaro sul fatto di non poter tornare in tour perché non era mentalmente pronto, non voleva fare più grandi concerti, sentiva adesso che il suo vero futuro era l’industria cinematografica”.

Dopo mesi di negoziati, Jackson riuscì a ottenere un finanziamento per acquistare la Cinegroupe, una società canadese, che egli voleva trasformare in una cosa tipo “Pixar”. In previsione del cambio di gestione, la società aveva invitato Jackson a iniziare ad apportare idee per Pinocchio 3000. Il suo sogno finalmente si stava avverando, Jackson finalmente stava per passare dalla musica al cinema. Uno dei problemi che l’ha sempre seccato, però, è stato il suo contratto con la Sony.

“Non è mai stato in buoni rapporti con Sony” afferma Stuart Backerman. “Il catalogo dei Beatles è una cosa, ma dopo la situazione avvenuta con Tommy Mottola, non doveva per forza ritornare con la Sony”.

Secondo Dieter Wiesner, Jackson non aveva alcuna intenzione di trasferirsi in un’altra etichetta, se non dopo aver adempiuto il suo contratto con la Sony. L’obiettivo di Michael era adesso quello del cinema. Un giorno, Jackson lasciò una firma di ringraziamento a Stuart Backerman per tutto il suo duro lavoro. Al suo interno aveva scritto: “Caro Stuart, molte grazie per il vostro gentile aiuto e per favore non fare progetti per il prossimo decennio”.

Il sogno di Michael Jackson stava per prendere forma.

Nell’ottobre del 2003, Michael Jackson è volato a Las Vegas per iniziare una serie di apparizioni che avrebbero segnato l’inizio del suo ritorno. Sabato, 25 ottobre, fu presentato a Las Vegas presso il Desert Passage Mall e tre giorni dopo si presentò ai Radio Music Awards al debutto del suo singolo caritatevole What More Can I Give.

Ma la cosa più eccitante per i fan della star, era che Jackson fosse in città per registrare un nuovo video musicale. Un nuovo greatest hits chiamato Number Ones, doveva essere rilasciato il 18 novembre e, obbligato dal contratto Sony, Jackson inserì al suo interno un brano inedito, One More Chance, che decise di promuovere come singolo. Jackson decise in seguito di registrarne un video di accompagnamento. Il video avrebbe dovuto debuttare il 26 novembre, al termine di uno speciale della CBS sul Re del Pop per poi andare in rotazione su tutti i canali.

Dopo la registrazione del video, Jackson si sarebbe dovuto imbarcare in quello che Stuart Backerman descrive come un “tour trionfale di pubblicità” in tutta Europa, Africa e America meridionale. “Dovevamo fare qualcosa anche a Londra”.
“Abbiamo anche avuto un piano per fare qualcosa con Nelson Mandela”.

Nick Brandt, un collaboratore esperto di Jackson, fu chiamato per dirigere il nuovo video. Brandt aveva lavorato su numerosi cortometraggi con Michael in passato, il più famoso è Earth Song. Il loro video più recente era Cry del 2001, in cui Jackson si rifiutò di apparire per il conflitto con la Sony.

Le riprese si svolgeranno presso lo studio di CMX Productions e il concetto era semplice. La canzone era una ballata struggente, in cui Jackson, un ex-fidanzato, chiede una possibilità in più all’amore. Il video aveva un concetto unico, poiché era il pubblico a stare sul palco mentre Jackson ballava e saltava sui tavoli.

“Abbiamo avuto cinque telecamere a rotazione su di lui in ogni momento”, dice un membro dell’equipaggio, che ha chiesto di rimanere anonimo dopo aver parlato senza permesso dall’etichetta discografica. “L’idea era di cercare di catturare Michael, per quanto possibile, eseguendo una routine attraverso il club, per dare una sorta di sentimento vivo. Michael veniva portato da una telecamera all’altra”.

Le riprese di One More Chance.

Dovendo fare la produzione in poco tempo e con un budget limitato, la squadra ha avuto un giorno di prove con Jackson. “Michael è venuto in quel giorno a fare le prove di danza con Nick e per capire come si sarebbe mosso in giro per il club”, dice il membro dello staff. “E lì abbiamo determinato su quali tavoli sarebbe saltato in modo da poterli illuminare correttamente e così via. Perciò probabilmente Nick e gli altri membri chiave della squadra hanno lavorato con Michael due o tre ore, forse quattro.

“Guardare il suo lavoro con Nick era molto stimolante. Gli piaceva davvero creare con Nick. Era coinvolto in tutto. Era ovviamente un artista esperto in video musicali e conosceva il processo, sapeva chi erano le persone chiave con cui parlare. Voglio dire, lui e la squadra hanno avuto una conversazione definita sullo svolgimento, sull’illuminazione e su come catturare i vari passi di danza con la macchina da presa e gli angoli da utilizzare. Era davvero un artista. Non era uno che si faceva giusto vedere e se ne fregava. Era sicuramente entusiasta di essere lì e partecipare al processo e voleva davvero creare qualcosa di speciale”.

Il manager di Jackson Dieter Wiesner, comunque, dice che il cantante non era così eccitato come sembrava, la maggior parte del video era stata decisa in assenza della star e lui era infastidito dal budget modesto. “Michael non ne era troppo felice” dice. “Era una situazione rilassata, ma non era quello che Michael voleva davvero fare. Guardava ancora a cose più grandi e questo non era qualcosa che avrebbe scelto. Non era una delle cose di alta classe che aveva fatto prima”.

Wiesner dice che Jackson non era felice della somiglianza del set con uno dei suoi migliori e più noti video del 1980. “Quando siamo arrivati lì, il set era già stato fatto. Ha detto: ‘Questo è come Smooth Criminal’. Ma ha fatto il suo lavoro. Penso che quando cominciava a fare qualcosa, lo faceva bene. Non era molto felice, ma doveva consegnare qualcosa ed è quello che ha fatto”.

Lunedì, 17 novembre 2003, una folla di comparse erano in attesa presso lo studio CMX. Sapevano che erano lì per un video musicale, ma questo era tutto quello che sapevano. Ken Yesh, una delle comparse scelte per le riprese, dice: “Quando siamo arrivati, abbiamo firmato alcune carte e sul retro si leggeva “Michael Jackson, One More Chance, Sony Productions”. Non potevamo crederci”.

“Quello è stato un momento iconico, stavamo prendendo parte alla storia”.

Ma l’entusiasmo fu breve. “Quando siamo andati in scena, ci hanno detto che quello era sì un video di Michael Jackson, ma lui quel giorno non ci sarebbe stato. “Eravamo tutti piuttosto delusi, pensavamo che ci fosse stato al suo posto un sosia”.

“Se non gli servivamo per una scena, ci riportano verso la sala d’attesa” dice Stephen McClelland. “Ricordo che ci facevano aspettare fuori mentre loro avevano idee sul video”.

“Come comparse non facevamo molto” dice Juliette Myers. “Non c’è mai stato veramente molto lavoro. C’era divertimento e aria tipo di fantasia”.

L’apparizione con sorpresa di Michael Jackson.

Dopo diverse ore di riprese, Michael Jackson, che indossava jeans scuri e una maglietta bianca, entrò sul set attraverso una porta sul retro. “Quando ha fatto il suo ingresso non era così grande”, dice Ken Yesh. “Era un po’ basso”. L’atmosfera era notturna, per cui vi sono state alcune lampade sui tavoli e le luci del palcoscenico sono state molto deboli.
“Tutti ci eccitammo quando Michael entrò” aggiunge Stefano McClelland.

“Non siamo stati nemmeno avvisati che stesse arrivando” dice Juliette Myers. “Eravamo in piedi in tribuna e stavo parlando con qualcuno e tutto a un tratto ho sentito degli applausi. Alzai lo sguardo e lui era lì. Non ci si rende conto di quanto è potente, fin quando non lo vedi dal vivo. E’ come una presenza. Io non riuscivo a smettere di urlare. Ho cercato di essere professionale, ma non ha funzionato. Tutti stavamo urlando”.

Michael Jackson e la danza: Inimitabile.

L’equipaggio aveva trascorso gran parte della giornata per la preparazione dell’arrivo di Jackson, al fine di evitare che aspettasse inutilmente. Tutto era in posizione e pronto a partire. Jackson si lanciò subito nella sua performance mettendo in mostra le sue famose mosse di danza.

“Credo che non ci abbiano detto nulla perché forse volevano vedere la nostra reazione mentre entrava in scena per ballare”, dice Ken Yesh. “Ha iniziato a ballare, a passeggiare tra i tavoli, saliva sul palco, cantava, saliva sulle sedie e i tavoli. La mia faccia era come quella di tutti gli altri, incredula”.

“È stato incredibile”, ricorda Juliette Myers. “Oh mio Dio, Michael è qui. E’ tutto reale. E’ proprio avanti a noi”.

“Eravamo tutti sorpresi” dice Ken Yesh. “Tutti avevano un sorriso permanente su tutta la faccia. Non riuscivo a crederci. Tutti capimmo cosa significasse quella rimonta. Eravamo alla presenza di uno dei migliori intrattenitori esistenti sulla faccia della Terra. Voglio dire, chi ha questa possibilità?”

“Quando si esibiva, era come Elvis e i Beatles”, dice Steve McClelland. “Era una leggenda. E’ stato magico. Tutte quelle voci che giravano sul suo conto, dopo aver avuto la fortuna di vederlo, ho avuto la conferma che erano tutte infondate. Lui era ancora in grado di dimostrare tanto. E’ stato veramente magico”.

Michael sul set.

“Siamo stati in piedi per lungo tempo. Michael si preoccupava e diceva cose come: ”Spero che i ragazzi non stiano troppo scomodi, dovreste stare più stretti in modo da potermi muovere”. Tra una ripresa e l’altra, non scendevamo mai dal palco. Quando ha iniziato a esibirsi era molto concentrato e quando terminava, diceva cose come: “Spero che vi sia piaciuto”. Era molto spiritoso e divertente”.

“Spesso però, Jackson si isolava”, dice Juliette Myers. “Era una persona molto timida. Mi ricordo che spesso si nascondeva per non farsi guardare in viso”.

“Sono rimasto molto sorpreso da quanto fosse umile”, aggiunge Ken Yesh. “Quando però iniziava la musica, si trasformava in elettricità pura. Era completamente incredibile. Avrebbe fatto la stessa sequenza di passi anche cinque o sei volte, senza problemi”.

“Michael era dolce e parlava poco”, conferma un membro dell’equipaggio. “Ma quando le telecamere si accendevano, diventava un altro Michael Jackson. Le mosse, le passeggiate, è stato tutto frutto di Michael Jackson. E’ stato incredibile. Mi ricordo che saltò su un tavolo a fare un giro per poi alzare le sue mani in aria. Era Michael Jackson, proprio lui. Non dimenticherò mai quella scena”.

Dopo aver provato per cinque volte, Michael Jackson uscì. “Era veramente dolce con tutti”, dice un membro dell’equipaggio. “Quando se ne andò, urlò un grande “addio” e ci ringrazio per il nostro duro lavoro. Era un gentiluomo”.

“Non è scappato subito via”, dice Juliette Myers. “Lui rispettosamente ci ha detto grazie. Io non so nemmeno per cosa ci stava ringraziando, noi facevamo solo da sfondo, lui era la vera stella”.

Il giorno dopo, Jackson doveva tornare sul set per le riprese frontali e i primi piani. “La nostra intenzione, era quella di riprendere Michael dalle spalle mentre ballava rivolto al pubblico e poi, fare giusto qualche scena in primo piano”, dice un membro dell’equipaggio. “Tutto quello che ottenemmo il primo giorno, sono solo riprese fatte di profilo o di spalle, con il pubblico come sottofondo”.

Il lavoro andava avanti e Jackson sembrava stare bene, saltava energicamente da un tavolo all’altro, correva in giro per il club cercando di coinvolgere la folla. Tirò giù la giacca quasi come per ricordare il video Dirty Diana.

Alla fine di ogni ciak, Jackson s’inchinava sempre al pubblico, gli voltava le spalle e con un enorme sorriso, usciva dal set. Questa scena, simboleggiava la sua intenzione di voler lasciare il mondo della musica alle spalle e intraprendere un nuovo percorso di carriera. In sostanza, girò le spalle alla sua storica carriera da cantante, per allontanarsi e seguire il suo sogno di sempre, fare film.

Il sogno si trasforma in incubo.

Alle 8,30 del mattino successivo, Stuart Backerman e Jackson, hanno parlato al telefono per discutere sul tour europeo. La loro conversazione fu interrotta da una chiamata telefonica di Joe Marcus, un coordinatore per la sicurezza a Neverland.

“Devi accendere la televisione”, ha detto Marcus. Backerman accese la televisione, dove trasmettevano la presenza di elicotteri della polizia al Neverland Ranch di Michael Jackson. Guidati dal procuratore distrettuale Tom Sneddon, 70 sceriffi del Dipartimento di Polizia di Santa Barbara, dovevano controllare la casa di Michael Jackson. “Sembrava essere un battaglione dell’esercito iracheno. Erano molti di loro”, ha detto Backerman.

“In quel preciso momento, mi resi conto che il tour europeo, i progetti programmati e “l’Universe MJ”, erano finiti, poiché Jackson fu accusato per la seconda volta di pedofilia”.

“Avevamo appena lasciato il passato alle spalle, ma purtroppo eravamo ancora allo stesso punto di partenza”.

A Las Vegas, è stato il manager Dieter Wiesner, a comunicare la notizia dell’accaduto a Michael Jackson. “Michael era ancora nella sua stanza”, spiega Wiesner. “Era seduto accanto al camino, quando sono arrivato, lui era molto tranquillo. Ho dovuto dirgli il tutto, e non è stato per niente facile, poiché Michael era in buon umore. Pensava al suo futuro. Michael era pronto a fare cose nuove. Quando gli raccontai la situazione… tutto divenne un disastro”.

“Gli dissi: “Michael, ho una cattiva notizia, ma dall’altro lato bisogna vederla anche come una buona notizia. La cattiva notizia è che la polizia sta perquisendo Neverland. Michael era completamente sconvolto mentre il suo braccio si allungò per cercare la mia spalla”.

“Mi guardò ed era davvero… Si poteva vedere il sangue uscire del suo volto. Era profondamente scosso. Gli ho detto: “Michael, ora avete la possibilità finalmente di chiarire tutto. Una volta e per sempre si può chiarire tutto”.

La notizia si diffuse rapidamente tra i membri dell’equipaggio. “Sentimmo la notizia per TV. Il giorno dopo siamo andati a lavorare come di consueto in attesa di sapere cosa stava per accadere”.

“Naturalmente, quando arrivammo, trovammo milioni di paparazzi e fan. La cosa buffa è che il giorno prima, nessuno sapeva che stavamo girando il video in quel preciso luogo”.

“Abbiamo aspettato Michael per tutto il giorno. Poi finalmente chiamò e disse: “Non potrò esserci”.

“Jackson ha trascorso gran parte di quei giorni a piangere”, dice Dieter Wiesner. “Ero seduto con lui giorno e notte. Era sconvolto… piangeva tanto… non sapeva cosa fare. Era una brutta situazione. Dovevamo andare in Europa per il tour, tutto era pronto, il Re stava di nuovo per ritornare, ma questa notizia l’ha sorpreso profondamente. L’ha davvero ucciso”.

“Quando emerse che il ragazzo dietro l’accusa non era altro che Gavin Arvizo, il ragazzo cui Jackson teneva la mano nel documentario di Bashir, decise di combattere e di farsi forza”.

“Quando scoprì che fu Gavin Arvizo ad accusarlo, trovò finalmente la forza per combattere. Michael voleva invitare Gavin avanti alla stampa, per dichiarare ufficialmente che quelle accuse erano completamente false. Michael era pronto a combattere”.

Gli Arvizio, portarono la rovina del progetto “Universe MJ” e questo, fece irritare sia Jackson sia Stuart Backerman. “Sneddon non aveva nulla come prova, tranne la parola di Janet Arvizo, che era completamente pazza”, dice Backerman. “Lo so perché l’ho vista. Sneddon voleva solo Jackson”.

Quasi incredibilmente, Sneddon riuscì per la seconda volta a spezzare i progetti di Jackson, proprio mentre stava sul punto di raggiungerli. Michael voleva intraprende una nuova carriera nel mondo del cinema. Era ormai stanco della musica.

L’unico interesse di Jackson adesso, era quello di lavorare su un film che chiamò “The Entertainer”. Jackson credeva che One More Chance, il suo contratto con la Sony avrebbe avuto finalmente termine, così da permettergli di proseguire il suo nuovo sogno.

“Devo proprio dire, era un ragazzo molto forte. Sapeva esattamente cosa voleva”, dice Dieter Wiesner. “Penso che se avesse avuto il tempo e la fortuna di continuare i suoi progetti, sicuramente avrebbe avuto successo anche con i film e i video di animazione. A mio parere, se tutto questo fosse successo, a quest’ora sarebbe ancora qui”.

Jackson era desideroso di fare film. Con One More Chance, si chiudeva finalmente la fine di una lunga era. Michael Jackson credeva che il singolo e il suo video, lo avrebbero aiutato a conquistare la sua tanto desiderata libertà, e lasciarsi così alle spalle il suo passato. Purtroppo però, per ironia della sorte, i suoi fan finirono per vederlo in manette.

Fonte: sawfnews
Traduzione by Dangerous boy MJSFansquare forum